La performance partecipativa m² si interroga pragmaticamente sull’unità di misura da cui prende nome, il metro quadro, svelando le possibili sfumature, al limite tra umano e disumano, che quotidianamente assume. La performance si sviluppa attorno al caso reale dei migranti, simulando quindi concretamente le condizioni (all'interno del metro quadro appunto), cui essi sono sottoposti durante il viaggio affrontato dalla propria patria. La comunità è l’essenza stessa della performance, la matrice dell’azione che si orchestra, attraverso semplici istruzioni veicolate da un performer in un gioco collaborativo tra sconosciuti. La performance teatrale, riproposta più volte nel campus, coinvolgerà infatti il pubblico facendo sperimentare la prossimità coatta e il disagio ad essa connesso, per una piccola e veloce immersione nella condizione quotidianamente vissuta dai migranti. Attraverso questa metafora si vuole indurre una riflessione partecipata su una minima parte della tragica esperienza umana connessa alla fuga.