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Conferenza su città, infrastrutture e innovazione: mobilità sostenibile e digitalizzazione possono generare molti benefici, ma occorre incentivare comportamenti virtuosi

Cosa sta succedendo alla mobilità, quali trasformazioni sta subendo e quanto impatta il digitale sulla “città del futuro”? A queste domande si è cercato di dare risposta durante l’evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile del 30 maggio “Innovazione e mobilità dei cittadini per lo sviluppo urbano sostenibile”, organizzato da Fondazione Lars Magnus Ericsson, Prioritalia, Stati Generali dell’Innovazione e Urban@it, grazie al supporto di Wind Tre in qualità di Tutor e con il patrocinio di Roma Capitale, che si è tenuto nella Sala della Promoteca del Campidoglio (Roma).

Lo sviluppo della mobilità sostenibile ha enormi potenzialità, soprattutto nei campi della salute e della lotta all’inquinamento. I dati dicono che sempre più persone si stanno rivolgendo alla mobilità condivisa abbandonando l’abitudine dell’auto privata, una scelta effettuata soprattutto dai più giovani che fa ben sperare per il futuro. Inoltre, il successo di alcuni interventi sulle linee pubbliche ha determinato l’aumento del numero di persone che si spostano con la metro e altre linee ferroviarie. “Una scelta che, oltre a produrre benessere, ha fatto aumentare anche il valore immobiliare delle case che sono facilmente raggiungibili con mezzi pubblici. Ad esempio a Firenze è cresciuto del 10%”, ha sottolineato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini.

È una scelta, come ritiene Marco Granelli, Assessore alla Mobilità e all’Ambiente del Comune di Milano, “che attira capitali e lavoro. Vogliamo che gli investitori vengano nelle nostre città per produrre innovazione? Non dobbiamo impedire la competitività, come al momento alcune norme del codice della strada e il decreto micromobilità stanno facendo, si rischia di bloccare ad esempio l’utilizzo dei monopattini. Dobbiamo agevolare la mobilità sostenibile”.

Una mobilità sostenibile che per essere alimentata a dovere ha bisogno della cosiddetta “intermodalità”. In pratica, alle persone va garantita la possibilità di spostarsi, per andare a lavoro o semplicemente per vivere la città, con diversi mezzi ecocompatibili. Linee bisettrici che tagliano la città da una parte all’altra devono essere predisposte dalle amministrazioni urbane, in modo da agevolare chi compie una scelta attenta alla qualità della vita cittadina.

Va ricordato, però, che ancora i numeri di chi sceglie la mobilità condivisa sono esigui, e bisogna incentivare il più possibile questo comportamento virtuoso, come sostiene Stefano De Capitani, presidente di Municipia, operatore di Smart urban mobility: “Perché nelle nostre città alla fine ricorriamo all’auto? Tra le risposte, la difficoltà ad applicare tariffe personalizzate e dinamiche in grado di incentivare i cittadini. E poi, c’è il coinvolgimento del cittadino in ambito dell’informazione? È un punto fondamentale, se il cittadino non riconosce i benefici generati da un cambio di politica allora è chiaro che sarà contrario al cambiamento”.

Carlo Tamburi, direttore Italia del gruppo Enel, si è occupato invece di fare il punto della situazione sull’auto elettrica e sui fattori che ancora non ne hanno permesso l’esplosione sul mercato. “Ciò che blocca l’auto elettrica è la bassa disponibilità di colonnine e il costo d’acquisto dell’auto. Per questo abbiamo pensato di arrivare a 28mila colonnine in tutta Italia entro il 2022. Per noi la grande svolta arriverà con la gestione dei software, capaci di stimolare domanda attiva dell’energia”. Nei prossimi anni, infatti, sarà possibile collegare le batterie dei veicoli elettrici alla rete per immettere energia nei momenti di “carico” (quando la domanda di elettricità è maggiore), facendo comunque trovare l’auto completamente carica al momento dell’utilizzo. Un fattore che può generare due benefici: aumentare il reddito del proprietario e creare un servizio per il bilanciamento della rete, in modo da ridurre la possibilità di costruzione di nuovi impianti di produzione.

Massimo Angelini, direttore Public Affairs, Internal and External Communication di Wind Tre, ha poi presentato il rapporto “Città 5G, città sostenibili”, facendo notare quanto sia importante lo sviluppo dell’infrastruttura digitale urbana.

Nel mondo ci sono 550 città con più di due milioni di abitanti, dove vive un quinto della popolazione mondiale. In generale, il 55% delle persone vive in città, l’80% del Pil arriva da suolo urbano, mentre le città consumano il 75% di energia e producono l’80% delle emissioni di anidride carbonica.

Secondo uno studio del McKinsey Global Institute, citato da Angelini, il 5G può avere ricadute positive sui 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Può aiutare infatti a ridurre del 10-20% la quantità di rifiuti non riciclati; sventare il 30% dei crimini, in particolare aggressioni, furti e rapine; generare un risparmio idrico del 20-30%; diminuire del 15-20% il tempo impiegato nel tragitto casa-lavoro.

Al momento, su questi aspetti, l’Italia è in ritardo: per beneficiare della rivoluzione digitale c’è molto da fare, basti pensare che oltre la metà delle città non ha progetti per diventare una “smart city”, e che a livello europeo il nostro Paese risulta quart’ultimo per digitalizzazione.

In chiusura dell’evento sono arrivate le parole del portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, in collegamento via Skype da Udine dove è in corso “I Magnifici incontri Crui 2019” (appuntamento promosso dalla conferenza dei rettori delle università Italiane): “L’innovazione è una delle chiavi necessarie, ma da sola non sufficiente, per portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile. Io parlo di economia digi-circolare proprio perché la tecnologia è un fattore indispensabile. Ma bisogna stare attenti, una riflessione politica l’Europa deve farla in merito all’uso dei dati prodotti dai sistemi digitali, in modo che non diventino strumento per creare nuovo monopolio. Inoltre, il salto tecnologico può creare nuove disuguaglianze e le misure che la politica sta ponendo non sono all’altezza della sfida. La rapidità della digitalizzazione è incredibile, l’Italia è un po’ indietro su questo tema, non abbiamo ulteriore tempo da perdere”. Giovannini ha, infine, ricordato le eccellenze di cui è pieno il nostro Paese che nell’evento di Milano del 28 maggio del Festival “Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile. Opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere” hanno segnalato al governo che cosa bisogna fare per la sostenibilità.

 

di Ivan Manzo