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Salute, alimentazione e agricoltura sostenibile: educare e innovare per estendere il Made in Italy a tutte le dimensioni del benessere

Il cibo è il fil rouge che unisce i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma i modi di produrlo, distribuirlo, trasformarlo e consumarlo devono essere rivisti per raggiungere entro il 2030 i traguardi dell’Agenda Onu. Il tempo è poco, e nonostante l’ampia mobilitazione globale giovanile sul clima, sono troppi i giovani che non sembrano esserne consapevoli: serve il contributo di tutti per formare i ragazzi e in questo gioca un ruolo centrale il sistema scolastico. Questi i temi affrontati durante l’evento nazionale del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition “Salute, Alimentazione e Agricoltura Sostenibile: educare gli adulti di domani”, che si è svolto il 5 giugno a Roma presso la sede del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur).

Ad aprire i lavori è stato Giuseppe Valditara, capo dipartimento per la Formazione superiore e per la ricerca del Miur, che ha evidenziato l’impegno e l’attenzione che il ministero pone verso scelte alimentari sostenibili in linea con i principi della dieta mediterranea: “L’educazione costituisce uno dei fattori cruciali per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo vale anche per quel che riguarda la promozione di stili alimentari sostenibili. Il Miur è fortemente impegnato in questa direzione, come testimoniato dalla convinta partecipazione al Festival dello Sviluppo Sostenibile e a questo evento nazionale”. 

La centralità dell’educazione è stata sottolineata anche da Angelo Riccaboni, co-coordinatore del gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2 (sconfiggere la fame) e presidente della Fondazione Prima, che ha evidenziato come l’Italia abbia tutte le carte in regola per eccellere nel campo della sostenibilità alimentare, ma che “credere che la culla della famosa dieta mediterranea sia immune dalla necessità di cambiamenti è un errore”. Occorre rivedere il sistema alimentare alla luce degli SDGs e istituzioni, politica, università e ricerca, scuola, imprese e cittadini devono unire le forze per affrontare le comuni sfide ambientali, sociali ed economiche.

A seguire, Andrea Alemanno, responsabile Ipsos per ricerche sulla sostenibilità e la Csr, ha presentato i risultati di una ricerca Ipsos condotta per conto della Fondazione Barilla sul rapporto tra giovani e SDGs e il ruolo del cibo nel loro raggiungimento. Secondo la ricerca, che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni in tutta Italia, solo il 17% degli under 27 sa cosa siano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma il dato più allarmante è che sei su 10 ritengano che raggiungerli sia responsabilità delle generazioni future. Il concetto di sostenibilità è invece familiare al 40% degli intervistati, anche se pochi conoscono il nesso che la collega alla produzione di cibo. Tra chi conosce la sostenibilità, infatti, solo un giovane su tre pensa che il benessere del Pianeta dipenda anche dall’alimentazione. In questo scenario, secondo il 50% dei ragazzi ridurre lo spreco alimentare è il più importante comportamento sostenibile da adottare. Seguono “privilegiare i cibi a km 0, prodotti localmente” (37%), “scegliere cibi con confezioni/imballaggi ridotti al minimo” (36%), “mangiare cibo di stagione” (34%) e “mangiare bene seguendo un regime alimentare sano” (32%).  Inoltre, chi conosce gli SDGs ritiene che il Goal 1 (sconfiggere la povertà) e il Goal 2 (sconfiggere la fame) siano prioritari, ma lontani dalla capacità d’intervento personale, mentre la lotta al cambiamento climatico è per i giovani un obiettivo importante su cui si ritiene di poter incidere concretamente. Secondo i ragazzi coinvolti nell’indagine, infine, il compito di accrescere la consapevolezza sugli SDGs spetta alla scuola e alle famiglie, così come alla politica e alle istituzioni in generale. Se per gli studenti universitari giocano un ruolo importante soprattutto le istituzioni, nazionali ed europee (40%), per i 14-19enni sono la scuola (56%) e la famiglia (35%) ad avere la responsabilità più forte. Da qui il ruolo fondamentale dell’educazione. Nelle parole di Alemanno: “con Greta qualcosa si è mosso ma manca un pezzo. Lei ci ha detto che la casa è in fiamme, quello che manca ora è la costruzione positiva”.

È poi intervenuto in video il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, rimarcando l’importanza di sensibilizzare ulteriormente i giovani sull’Agenda 2030 per formare consumatori consapevoli ma anche futuri imprenditori attenti alla sostenibilità. A conclusione del suo intervento, il portavoce ha lasciato alla successiva tavola rotonda qualche spunto di riflessione: come si possono promuovere le buone pratiche di agricoltura sostenibile, e come può l’Italia trasformare la sostenibilità nel settore agro-alimentare in un vantaggio competitivo, estendendo il modello del Made in Italy a tutte le dimensioni del benessere?

Da queste domande si sono mossi i relatori della successiva sessione: Marcella Gargano, direttrice generale degli Uffici di diretta collaborazione del Miur, Mario Iannotti, della direzione generale Sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare (Mattm), Gabriele Riccardi, professore di Endocrinologia e malattie del metabolismo presso l’Università di Napoli “Federico II”, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e Massimo Gigliotti, coordinatore di Sdsn Youth – Med e Fridays for Future Siena. Secondo Giansanti, se mangiare è un atto agricolo, è il consumatore ad essere protagonista. Per questo l’Italia deve caratterizzarsi con produzioni sempre più competitive che sappiano rispondere alle esigenze dei consumatori, e per questo Confagricoltura ha puntato sul sostegno all’innovazione. Anche Riccardi ha ritenuto cruciale l’innovazione: non si può tornare indietro, quindi anche la stessa dieta mediterranea non si può praticare come 50 anni fa. Al Miur la richiesta non solo di promuovere un’alimentazione sostenibile nelle scuole, ma anche di identificare chiaramente le caratteristiche dell’offerta di cibo nelle mense, per aiutare i ragazzi a fare scelte consapevoli.

A seguire, si è tenuta la premiazione dei vincitori del concorso nazionale organizzato dalla Fondazione Barilla “Noi, il cibo, il nostro Pianeta - in action”. Il concorso, partito il 14 gennaio e rivolto a docenti e classi delle scuole secondarie di secondo grado, si è posto come obiettivo quello di formare cittadini più consapevoli a partire dai banchi di scuola, premiando i migliori progetti scolastici in tema di cittadinanza attiva e sostenibilità alimentare e ambientale.

In conclusione è intervenuto Gian Paolo Cesaretti, co-coordinatore del gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2 e  presidente della Fondazione Simone Cesaretti, sottolineando l’importanza di superare gli squilibri valoriali che sono alla radice di scelte alimentari poco sostenibili: “Al sistema della conoscenza il compito di rendere i giovani responsabili verso le istanze della ‘domanda sociale’ consapevoli delle potenziali esternalità economiche, sociali ed ambientali dei loro modelli di consumo, funzionali a modelli produttivi capaci di generare una nuova offerta di occupazione (sustainable jobs). Un nuovo “Human capital educational model” crediamo non possa prescindere dal considerare temi quali salute, alimentazione e agricoltura sostenibile, a nostro avviso centrali per ‘educare gli adulti di domani’”.

 

 

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di Lucilla Persichetti