ASviS Live, disuguaglianze di genere: sforzi insufficienti, necessario agire ora

Passi avanti, ma bisogna investire di più sulla crescita occupazionale, la tutela della maternità, la conciliazione dei tempi. Fondamentale dotare l’Italia di infrastrutture sociali che sollevino le donne dal lavoro di cura. 18/06/21

 

Il problema delle disuguaglianze di genere deve essere affrontato avviando una serie di politiche coordinate in modo da accelerare un processo troppo lento che sconta, tra l’altro, l’impatto prodotto dal Covid sulla vita sociale ed economica del Paese. Questo, in sintesi, il messaggio che il presidente e portavoce dell’ASviS Pierluigi Stefanini ha affidato al discorso di apertura del webinar "Parità di genere e sviluppo sostenibile” del 17 giugno. Organizzato dall’Alleanza per affrontare il tema di una delle principali disuguaglianze del nostro Paese alla luce del prossimo Festival dello sviluppo sostenibile del prossimo autunno, l’incontro ha evidenziato una pericolosa correlazione tra il modesto tasso di occupazione femminile, la carenza dei servizi di supporto e la mancata crescita economica che appesantisce il sistema Italia. Per superare il problema serve l’impegno di tutti. “Anche all’interno dell’ASviS”, ha spiegato Stefanini, “vogliamo fare in modo che i nostri aderenti possano contribuire a questa transizione verso il Goal 5. Dobbiamo interrogarci sulle nostre responsabilità, e fare in modo che questo elemento entri dentro tutte le istituzioni, con impegni più stringenti. In generale”, ha concluso nella sua introduzione, “dobbiamo calarci in tutte le questioni con un approccio trasformativo, ovvero quell'approccio che contribuisce alla trasformazione del nostro lavoro. Il Goal 5 è intrinsecamente radicato nella filosofia dello sviluppo sostenibile perché include lo sviluppo umano integrale” che è impossibile senza la fine delle diseguaglianze di genere.

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Il 2 giugno del 1946 gli italiani e le italiane furono chiamati a eleggere l’Assemblea costituente, risultarono elette solo ventuno donne, che, tuttavia, riuscirono a inserire in Costituzione princìpi fondamentali che ancora oggi influiscono sulla condizione delle donne in Italia, soprattutto l’articolo 3 che sancisce la pari dignità e l’uguaglianza senza distinzione di sesso. Per l’uguaglianza formale, ha ricordato Rosanna Oliva de Conciliis, coordinatrice del Gruppo di lavoro per il Goal 5 dell’ASviS, ancora manca la riforma organica del cognome e ancora è negato il diritto alla maternità delle atlete. E, sotto l’aspetto sostanziale, nonostante le tante riforme e leggi “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità. Soprattutto riguardo alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi. Permangono disparità mentre cresce l’inaccettabile violenza contro di loro”, come affermato dal Presidente della Repubblica nel suo discorso del 2 giugno. Un altro aspetto su cui non si riflette abbastanza riguarda gli algoritmi alla base dell'intelligenza artificiale, creati dagli uomini che, inconsapevolmente, vi trasferiscono i loro stereotipi.  È necessario uno sforzo comune e, in questo quadro, le organizzazioni e gli organismi presenti nel Gruppo di lavoro hanno evidenziato sin dal principio la trasversalità del Goal 5” con gli altri aspetti dell’Agenda 2030. Al di là dell’impegno diretto dell’ASviS, ha concluso la presidente della Rete per la parità, occorre un impegno della politica per realizzare riforme, tra le quali quella del cognome e quella della legge sulla concorrenza (prevista dal PNRR) per affrontare la questione del monopolio maschile.

Proprio dall’aspetto economico è partita la riflessione di un’altra coordinatrice del Gdl dell’ASviS relativo al Goal 5: Dora Iacobelli. L’intervento della già vice presidente Legacoop, oggi presidente dell’Assemblea dei delegati Legacoop, si è concentrato sull’analisi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Nonostante gli indubbi passi avanti, dovuti soprattutto al fatto che il Pnrr pone l’inclusione sociale come elemento trasversale, il quadro che si delinea mostra la necessità di una correzione di rotta in tempi brevi e di un’attenta analisi dei dati. La pandemia, infatti, ha penalizzato il lavoro femminile e quello dei giovani, incistandosi in una situazione che già prima del Covid vedeva indici di occupazione tra i più bassi in Europa. Un problema che ha avuto il suo riverbero anche nella vita quotidiana delle donne, spesso vittime della mancata regolamentazione del lavoro agile, che sono state costrette a dividersi tra il lavoro di cura dei figli e la vita professionale. “Il Pnrr, e quella che auspichiamo possa essere una resilienza trasformativa, sono opportunità che non possiamo farci sfuggire perché l'uguaglianza tra donne e uomini è la chiave per la ripresa anche economica del nostro Paese”.

Un passaggio necessario da compiere è dotare il Paese delle infrastrutture necessarie per supportare le donne e liberarle dal peso del lavoro di cura dei figli, che grava quasi totalmente sulle loro spalle. Le scuole, in questo senso, ricoprono un duplice ruolo particolarmente importante: se da un lato asili nido e scuole a tempo pieno rappresentano una vera opportunità per garantire più tempo alle donne, dall’altro l’adozione di programmi come RiGenerazione Scuola, che si propongono di introdurre nuovi concetti e nuove prospettive alla scuola italiana, rappresentano una grande possibilità per sviluppare una cultura più inclusiva e una società più giusta. Ne è convinto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che nel suo intervento ha spiegato alla platea virtuale come il piano realizzato insieme alla sottosegretaria Barbara Floridia rappresenti uno dei perni su cui si muoverà l’azione del suo dicastero. Occorre puntare su una “Sostenibilità sociale, e per farlo dobbiamo formare i ragazzi” attraverso una “scuola affettuosa”. Il rischio è quello di perdere per strada risorse preziose, oltre che vivere in un contesto profondamente disuguale.

Il webinar poi ha visto il confronto tra Lara Lugli, una pallavolista divenuta famosa per aver denunciato pubblicamente la sospensione dello stipendio che la società sportiva nella quale era tesserata aveva deciso a causa della sua maternità, e la manager Patrizia Grieco. Se da un lato l’atleta ha raccontato la sua esperienza di lotta per il riconoscimento del professionismo nel mondo sportivo femminile e la condizione di assoluta invisibilità che spesso subiscono le sportive, anche di alto livello, dall’altro la presidente del Monte dei paschi di Siena e di Assonime ha posto l’accento sul ruolo prioritario e trasversale della lotta alle disuguaglianze di genere come pre-condizione necessaria per qualsiasi tipo di policy di sviluppo sostenibile.

Anche la ministra per la Famiglia e le pari opportunità, Elena Bonetti, ha messo l’accento sulla necessaria trasversalità di ogni intervento. Ha ricordato che per questo il governo ha preparato una strategia nazionale per le parità di genere che definirà “alcuni assi prioritari” sui quali orientare la sua azione, attraverso una serie di obiettivi graduali.  In questo senso il Paese può rappresentare un laboratorio utile anche a livello internazionale: “l’Italia avrà un ruolo cruciale sulle pari opportunità nell'ambito del prossimo G20. Verrà, infatti, organizzato un tavolo ministeriale che avrà l'obiettivo di promuovere tutte le iniziative perseguite dai singoli Paesi sulla parità di genere. È la prima volta che accade un evento simile in occasione di un vertice internazionale”. Tuttavia, è necessaria anche un’azione nell’immediato: è necessario, infatti, valorizzare le donne nel lavoro, promuovere l'occupazione, e la riduzione del gap salariale. In un’ottica di sostenibilità, occorre investire sul tema del work life balance (cioè riorganizzare la società in modo da facilitare l’integrazione tra lavoro e vita personale).

Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando ha posto l’accento sulla necessità di concentrare tutti gli sforzi delle amministrazioni verso la realizzazione del Pnrr. In questo processo, però, è necessario vigilare sul fatto che sia data la giusta rilevanza alle “infrastrutture sociali”. Il ruolo degli asili nido e delle scuole per le madri lavoratrici è infatti fondamentale per tutelare e promuovere l’occupazione femminile. Attenzione, però, mette in guardia Orlando, perché: “credo che (…) la parte che riguarda le infrastrutture sociali rischi di diventare l'anello debole del Pnrr” in una catena in cui l'inclusione e la qualità di lavoro delle donne dipende strettamente dalle infrastrutture.

Proprio il tema dell’impatto della pandemia sul lavoro è stato affrontato nel panel condotto da Liliana Ocmin, responsabile donne della Cisl e coordinatrice Goal 5 dell’ASviS, che ha invitato a non dimenticare il caso delle migranti, che si trovano spesso a lavorare in situazioni informali. Questo le pone in un rischio anche maggiore di subire le conseguenze della pandemia.

Il tema del lavoro è dunque centrale nella questione femminile. Gianni Rosas, direttore dell’Organizzazione internazionale del lavoro per l’Italia (Ilo), ha spiegato come in tutti i Paesi il progresso che si è fatto, anche grazie alle battaglie delle donne, per migliorare le condizioni di lavoro abbia portato in generale alla crescita economica, in alcuni casi anche molto sostenuta. Nella seconda metà del secolo scorso la presenza delle donne nel mondo del lavoro, ma anche l’incremento delle donne in settori tipicamente maschili, ha permesso di raggiungere livelli di sviluppo mai visti. Tuttavia, da una decina di anni il processo si è arrestato. Nel lungo periodo, non tutte le novità a livello legislativo che portarono quell’enorme ingresso di lavoratici hanno avuto gli effetti sperati, conclude Rosas.

In conclusione dell’evento, Linda Laura Sabbadini di Chair Women20 e direttrice centrale dell’Istat, ha posto l’accento sul W20 e sul ruolo che avrà nell’avvio di un forte lavoro di discussione con le associazioni in Italia e negli altri Paesi per individuare i temi su cui dovrebbe esprimersi il G20. “La grande novità non è solo la presidenza italiana del G20, ma anche che il precedente G20 nella dichiarazione dei leader ha stabilito che bisogna creare una road map per l'empowerment femminile”, ha spiegato. Inoltre, altri Paesi hanno instradato le loro politiche investendo molto sulle infrastrutture sociali e questo li ha portati ad avere una percentuale di occupazione femminile più alta della nostra. Per questo occorre continuare ad investire per creare infrastrutture specifiche per le donne.

 

di William Valentini

 

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Venerdì 18 Giugno 2021