Per guidare il futuro dei popoli serve “un’aspirazione mondiale alla fraternità”

Superare i conflitti interiori per una pace globale e rafforzare le istituzioni grazie alla fratellanza. Sono alcuni dei temi emersi all’evento di presentazione del Quaderno sull’enciclica “Fratelli tutti” e il Goal 16. 23/06/21

 

“Quello che possono offrire le religioni è un contributo unico e speciale perché propongono una visione integrata della vita. Come dice Papa Francesco, tutto è interconnesso e non possiamo affrontare il cambiamento climatico, che colpisce in primo luogo le popolazioni che non hanno responsabilità diretta, eludendo altre questioni. Secondo l’enciclica Fratelli tutti, dobbiamo rinegoziare la nostra relazione con la natura lottando contro la cultura dello scarto, dell’indifferenza e dello spreco”. È con queste parole che Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, ha aperto l’evento di presentazione del Quaderno ASviS sull’enciclica Fratelli tutti alla luce dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’Onu, tenutosi il 22 giugno a Roma e in diretta streaming su tutti i canali dell’ASviS e non solo. Quella realizzata dal Gruppo di lavoro dell’Alleanza sul Goal 16 "Pace, giustizia e istituzioni solide", sotto l’impulso di Fondazione Prioritalia, ente coordinatore del Gruppo, e con il contributo di autorevoli esperti, è una lettura ragionata sulla relazione tra i temi toccati dal Pontefice nella sua ultima enciclica e i dodici target enunciati dall’Obiettivo. Nel testo papale risultano infatti centrali i richiami ai diritti della persona, alla tolleranza, alla giustizia, alla concordia, all’equità e all’inclusione sociale, nonché all’esigenza di una maggiore capacità di governance nel contrasto a forme universali di violenza, odio e discriminazioni.

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Nel corso del suo intervento, l’ambasciatore ha ricordato i principali eventi storici che già a partire dal secolo scorso hanno segnato un indebolimento del sistema multilaterale, ma anche l’insostenibilità di un modello economico che punti a una crescita infinita e indiscriminata, provocando forti squilibri tra i popoli. “La recente decisione del G20 di sospendere il debito dei Paesi più poveri è un segnale incoraggiante ma non sufficiente per garantire uno sviluppo sostenibile” - ha evidenziato Sebastiani, per poi concludere ricordando che “Con l’enciclica il Papa sollecita che la fratellanza sia la guida per il futuro tra i popoli”.

A seguire ha preso la parola Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell’ASviS, che dopo aver ringraziato l’Ambasciata per la fruttuosa collaborazione e l’ospitalità, ha sottolineato come “l’enciclica ci offre un terreno sfidante e ci consente di lavorare per avere una dimensione più aperta, più inclusiva, chiamandoci a una maggiore assunzione di impegno coerente per rispondere alle minacce del nostro Pianeta. Dobbiamo sentire l’urgenza di agire e l’Agenda 2030, in particolare il Goal 16”, - ha continuato – “ci stimola ad agire perché ci possa essere un’azione corale volta al dialogo, alla speranza, al confronto, all’importanza del noi, al terreno della fraternità, della dignità umana”.  Il presidente ha voluto ricordare come l’intento dell’Alleanza sia quello di accelerare e intensificare l’impegno ad avvicinare e far calare, in maniera coerente e convincente, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 nella vita delle persone. Se è vero che “in Europa negli ultimi anni è aumentata molto la consapevolezza su questi temi, dobbiamo far sì che questo impegno si rafforzi” perché come afferma Papa Francesco, ci dev’essere tra tutti “un’aspirazione mondiale alla fraternità”, perché “i sogni si costruiscono insieme”.

Chiara Del Gaudio, giornalista Rai e moderatrice dell’evento, ha poi passato la parola a Marcella Mallen, presidente della Fondazione Prioritaria e coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 16, la quale ha raccontato come la riflessione dell’ASviS sia partita dalle parole del pontefice che parla delle “ombre di un mondo chiuso”, e della necessità quindi della fraternità, basata sull’apertura alla diversità, al dialogo, sul valore della gentilezza, come uno strumento di lavoro. “Questo richiamo è di forte impatto soprattutto se si pensa che nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un progressivo indebolimento delle istituzioni multilaterali che il Papa ci invita a superare. La buona politica serve e per essere efficace deve ascoltare la voce del popolo, prendersi cura delle persone più fragili occupandosi in primis della questione del lavoro. La fraternità non deve rimanere confinata in una dimensione spirituale, ma aprirsi alla politica e alimentare la cooperazione internazionale. È necessaria una nuova governance globale” – ha continuato la coordinatrice – “che richiede l’impegno di tutti e che deve tenere conto della forza aggregatrice dei soggetti della società civile, come stiamo facendo anche noi con l’ASviS.”

Ad arricchire la riflessione ha contribuito don Bruno Bignami, direttore dell’ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale italiana (Cei), che ha rimarcato come “le grandi questioni sociali del nostro tempo non riguardano solo il mondo cattolico ma tutta l’umanità. Il Papa ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca”. Nel suo intervento ha evidenziato come “questo lavoro sull’Agenda 2030 è importante perché spesso si tende a considerare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile in maniera separata. Ma il Goal 16 ha il grande merito di fornire una visione di sintesi che richiama il valore delle istituzioni come condizione per poter affrontare tutti gli altri temi”. Bignami ha quindi focalizzato l’attenzione sull’importanza della “salute delle istituzioni”, mettendo in guardia dal pericolo di progressivo impoverimento a cui la nostra cultura spesso ci spinge, portandoci ad avere un’accezione negativa delle istituzioni stesse, quando invece è necessario “vivere le istituzioni non come luogo di potere, ma come luogo di servizio” per crescere. Infatti, ha proseguito don Bignami, “il tema delle istituzioni è tanto più vero quanto più quelle istituzioni sanno mettersi in ascolto delle periferie e sanno valorizzare l’alterità”. A tal proposito ha richiamato gli esempi positivi di don Lorenzo Milani, che ha offerto ai suoi studenti gli strumenti per capire ed entrare dentro le istituzioni dimostrando che occorre avere il coraggio dell’educazione a partire dalle comunità periferiche; quello di Luca Attanasio, ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo, che con il suo impegno ha incarnato la visione in cui le istituzioni siano al servizio di un nuovo umanesimo; infine quella di Rondine Cittadella della Pace, la scuola in provincia di Arezzo dove giovani provenienti da Paesi in conflitto studiano insieme e vengono messi in contatto con il loro nemico per conoscersi sotto un’altra luce, così da essere in grado, una volta formati, di tornare nei loro rispettivi Paesi e strutturare le istituzioni in modo diverso. “Le istituzioni inclusive sono possibili se sono capaci di creare la logica del fratello, non del nemico. Questo l’enciclica lo ribadisce”, ha chiosato il direttore  che, in conclusione del suo intervento, ha fatto un richiamo anche alle questioni ambientali, affermando che “il rapporto con l’ambiente è un rapporto con la storia e con il futuro”.

L’intervento successivo è stato quello di suor Chiara Francesca Lacchini, presidente del Consiglio della Federazione Clarisse Cappuccine, che ha spiegato come, secondo lo spirito di San Francesco d’Assisi “fratelli non si nasce, fratelli si diventa” nella misura in cui siamo in grado di affrontare i nostri conflitti interiori che ci fanno capire che l’altro non è poi così distante da noi e ci spingono quindi a fargli posto. Ma l’esperienza della fratellanza non può prescindere da quella della povertà dove il non avere nulla da difendere si configura come presupposto per la libertà e consente di far entrare l’altro disinnescando i conflitti. “Convertirsi vuol dire farsi la domanda più vera che ci sia: il problema non è chi è mio fratello ma di chi voglio essere fratello o sorella”, ha concluso Lacchini.

A chiudere la rosa di riflessioni è stato Enrico Giovannini, ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, che ha raccontato come, nella genesi dell’Agenda 2030, a cui ha partecipato in prima persona, l’Obiettivo 16 sia stato interpretato, rispetto agli altri, un po’ come un obiettivo di risulta, dove i Paesi hanno scelto di convogliare tutto ciò che non erano riusciti ad inserire negli altri Obiettivi. “Credo che questo Quaderno sia la risposta a quella collazione di cose sparse. Finalmente abbiamo capito il senso del Goal 16 confrontandolo con l’Enciclica”. Il ministro ha auspicato che il documento sia tradotto e diffuso a livello internazionale perché unico nel suo genere e perché, come la “Laudato Si’” fu pubblicata prima dell’Agenda 2030 per influire sui negoziati, la “Fratelli tutti” completa il quadro ribadendo la centralità delle persone. E proprio a proposito del sostegno agli ultimi, Giovannini ha ricordato la proposta che l’ASviS ha portato avanti nel 2020, insieme al Forum Disuguaglianze e diversità, e che è stata poi approvata dal Parlamento, di un reddito d’emergenza per aiutare le famiglie più in difficoltà di fronte alla crisi, misura di cui ad oggi hanno beneficiato oltre 430mila nuclei.

Il ministro ha proseguito il suo intervento sottolineando che "dobbiamo essere contenti come Europa, perché un anno fa gli europei hanno detto di cambiare il modo di approcciare i problemi e i drammi con più solidarietà, dimostrando che la politica può cambiare anche se ci sono interessi in gioco. E se la politica può cambiare, deve farlo anche l’economia e noi come individui”.

Citando Mauro Magatti, Giovannini ha sottolineato come sia necessario passare dell’essere consumatori all’essere contributori e, contro la visione classica dei beni individuali, rimettere al centro dell’economia i “beni relazionali” che la pandemia ci ha dimostrato essere estremamente importanti. Infine Giovannini ha ricordato l’importanza dell’inserimento in Costituzione del riferimento non solo alla tutela dell’ambiente, ma anche alle future generazioni, perché “anche le future generazioni sono Fratelli tutti, e quindi bisogna pensarci”. Il ministro ha chiuso il suo intervento ricordando che “siamo chiamati tutti a contribuire alla realizzazione dell’Agenda 2030 e alla pace ‘positiva’, senza la quale non è possibile costruire tutto il resto”.

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di Elita Viola

Mercoledì 23 Giugno 2021