Evento sul Goal 8: c’è bisogno di un patto per l’occupazione giovanile

“I giovani sono i primi a essere lasciati a casa e gli ultimi a essere recuperati”, secondo il ministro Orlando. Necessario migliorare il legame formazione-lavoro e favorire il ricambio generazionale. Drammatica la quota di Neet. 6/10/21

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“L’anno scorso abbiamo parlato degli effetti della pandemia sui giovani. Quest’anno la volontà è di passare all’azione, attraverso un patto per l’occupazione giovanile”. Queste le parole con cui Luciano Monti, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 8 dell’Agenda 2030 (Lavoro dignitoso e crescita economica), ha introdotto il convegno nazionale “Il patto per l'occupazione giovanile” del Festival dello Sviluppo Sostenibile, svoltosi il 4 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma e in diretta streaming, dedicato al tema del lavoro e della crescita economica e organizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sull’Obiettivo 8.

Un patto per l’occupazione giovanile. Luciano Monti ha ricordato che, come sottolineato dal sesto rapporto annuale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, presentato il 28 settembre, l’Italia registra forti criticità dal punto di vista dell’occupazione giovanile. La quota di Neet, ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano o lavorano, è aumentata nel corso del tempo, raggiungendo a fine 2020 quota 23,3%, uno dei livelli peggiori tra le economie avanzate nel mondo. L’Alleanza ha proposto fin dal 2020 la nascita di un “patto per l’occupazione giovanile”, chiedendo al Governo di prendere impegni concreti in accordo con le parti sociali, per raggiungere entro il 2030 una forte riduzione della percentuale di Neet, in linea con gli obiettivi fissati dal piano d’azione per attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali, che ha definito come target un totale inferiore al 9%.

L’occupazione dei giovani non è solo un problema dei giovani. Dopo Monti è intervenuto Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle politiche sociali, che ha evidenziato quanto le nuove generazioni costituiscano il segmento di cittadinanza attiva più vulnerabile alle conseguenze negative della crisi economica attuale. “I giovani sono la fascia di popolazione sopra cui si riversa l’incertezza, sottoforma di contratti precari: sono i primi a essere lasciati a casa e gli ultimi a essere recuperati”.

Questo trend, ha sottolineato il ministro, influisce anche sulla demografia del Paese: “Se la possibilità di trovare stabilità lavorativa arriva più tardi, anche quella di fare una famiglia, di avere un figlio viene posticipata, e così si riduce drasticamente la natalità. L’occupazione dei giovani non è solo un problema dei giovani”.

Le proposte del gruppo di lavoro ministeriale. Per questa ragione, il Gruppo di lavoro sulle politiche giovanili istituito dal ministero si è dato un preciso obiettivo: lavorare alle proposte di miglioramento della condizione di lavoro e di vita delle nuove generazioni. Il gruppo ha articolato il suo impegno lungo tre direttive:

  • migliorare l’orientamento e la comunicazione tra mondi della formazione e del lavoro;
  • definire gli strumenti d’ingresso nel mercato lavorativo e migliorare la qualità dell’occupazione giovanile;
  • stimolare l’indipendenza economica, abitativa e sociale dei giovani.

La questione sociale del Paese passa dalle nuove generazioni. “Cogliamo volentieri l’invito dell’ASviS a definire un patto per l’occupazione giovanile come strumento per sistematizzare le misure a impatto generazionale e per promuovere un approccio integrato alla strategia per i giovani” ha commentato a seguire Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani.

“La questione sociale del Paese passa per l’occupazione giovanile”, ha ribadito Pisani, sottolineando come la transizione di ragazzi e ragazze verso una vita autonoma sia diventata quantomai complessa. Questo, ha aggiunto Pisani, influenza anche la fiducia nei confronti delle istituzioni: “Quasi meno di tre giovani su dieci hanno fiducia nello Stato. I dati ci collocano dopo il Cile e la Polonia”.

Maggiore giustizia tra le generazioni. C’è quindi necessità di coinvolgere ragazzi e ragazze nei processi decisionali e, soprattutto, c’è bisogno di giustizia intergenerazionale. Pisani ha ricordato la recente risoluzione emanata dal Parlamento europeo sui tirocini e gli stage, condannando quelli non retribuiti. “I tirocini non pagati o non equamente pagati sono una forma di sfruttamento giovanile”. Per questo sono necessarie “politiche più ambiziose”.

Lo sviluppo economico deve partire dall’occupazione. “Il Goal 8 ci dà un’indicazione precisa: dobbiamo raggiungere la piena e buona occupazione”, ha dichiarato Gianni Di Cesare, coordinatore del Goal 8 insieme a Luciano Monti e rappresentante della Cgil. “La creazione di lavoro e l’occupazione non possono essere subordinate alla crescita economica. Bisogna girare i concetti: uno sviluppo economico ha bisogno anzitutto di una crescita di occupazione”.

Di Cesare ha sottolineato poi l’importanza di considerare il lavoro giovanile una questione prioritaria: “Vorremmo che con la stessa urgenza con cui si parla di clima, si parlasse anche di giovani: mentre il clima è un’urgenza globale, quella dei giovani è un’urgenza nazionale”.

Digitalizzare le scuole. Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, ha ricordato che il primo passo da cui partire per un migliore sviluppo del lavoro sono le scuole. “Abbiamo bisogno di digitalizzare le strutture scolastiche, dobbiamo stimolare l’interesse nei ragazzi e nelle ragazze che abbiamo perso con l’abbandono dell’istruzione”. Inoltre, Veronese ha sottolineato l’importanza degli Istituti tecnici superiori (Its), “ancora poco conosciuti”, come risorsa per garantire ai giovani “un’occupazione di qualità e non una di sfruttamento”. Veronese ha poi ricordato la profonda disparità che intercorre tra Nord e Sud d’Italia, specialmente nel caso di studentesse e lavoratrici, evidenziando che “bisogna creare opportunità per quei territori”.

Necessaria una migliore forma di orientamento. “Il 2020 ha determinato più del 50% di disoccupati giovani e donne” ha commentato a seguire Angelo Colombini, segretario confederale della Cisl. “Il Pnrr deve essere il punto di riferimento su cui dibattere: il bene di ragazzi e ragazze vuol dire da un lato maggiori investimenti, e dall’altro una differente forma di orientamento”.

Per raggiungere questi obiettivi, bisogna far sviluppare alle nuove generazioni competenze green e digitali. “Sono le professioni del futuro, e tutti i finanziamenti europei e nazionali devono vertere su questi due gemelli”. Colombini ha inoltre sottolineato l’importanza della trasmissione di conoscenze in ambito lavorativo: “Prima di andare in pensione, bisogna insegnare ciò che si sa”.

La domanda e l’offerta lavorativa non si incontrano. “Quando si parla di fare un patto si parla di fare qualcosa di concreto”, ha commentato Pierangelo Albini, direttore area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria. “Ma purtroppo dobbiamo essere realistici: questa urgenza di fare qualcosa per i giovani il Paese non ce l’ha”, mentre la politica dovrebbe farsene carico. Albini, sottolineando il generale invecchiamento del nostro Paese, ha parlato della fuga degli studenti dal Sud al Nord, fenomeno che “impoverisce quei territori”. Bisogna mettere in campo politiche per la famiglia e per i giovani, c’è la necessità di migliorare e investire sulla scuola, ridisegnare il sistema delle politiche attive e rafforzare la struttura di incontro domanda-offerta, ha sottolineato Albini. “Tutti avvertiamo la necessità di andare in questa direzione, ma bisogna rendere questi miglioramenti effettivamente esigibili da parte dei giovani”, ha concluso.

Aprire la scuola al mondo dell’impresa. La questione è stata ripresa anche da Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti. Parlando delle piccole imprese, ha dichiarato: “Non riusciamo a trovare l’occupazione che ci serve: non abbiamo un luogo, una banca dati dove c’è scritto chi aspetta lavoro”. Inoltre, ha proseguito: “Bisogna aprire la scuola al mondo dell’impresa. Il giovane non solo deve conoscere l’occupazione verso cui indirizzarsi, ma capire cos’è il mondo del lavoro”. Un primo passo consisterebbe in una migliore implementazione dell’alternanza scuola-lavoro.

Il ricambio generazionale del settore agricolo. Sandro Gambuzza, vice presidente di Confagricoltura, ha sottolineato come creare occupazione giovanile nelle imprese agricole abbia una doppia valenza: “alle imprese servono i giovani, ma ai giovani serve fare esperienza, diventare l’imprenditorialità non del futuro ma del presente”. Obiettivo ancora lontano da realizzarsi, dal momento che a livello europeo “solo l’11% delle aziende è gestito da giovani”. Gambuzza ha richiamato anche l’attenzione sul ricambio generazionale: “In agricoltura è un argomento centrale, e andrebbe incentivato”.

Un percorso formativo continuo. Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, ha ricordato che “il patto per l’occupazione giovanile deve avere l’ambizione di lavorare su tutta la filiera, dall’educazione alla formazione all’inserimento lavorativo”.

“Abbiamo bisogno di immaginare un percorso formativo articolato e continuo”. Questo processo, ha aggiunto Lusetti, “non riguarda solo i giovani ma anche e soprattutto le generazioni più grandi”. Il contributo specifico della cooperazione, da questo punto di vista, “può essere estremamente concreto”.

Migliorare la staffetta generazionale. Il presidente della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) Daniele Vaccarino ha sottolineato i “pessimi risultati” raggiunti dall’accostamento scuola-lavoro. “Se domanda e offerta non si incontrano vuol dire che questo sistema ha fallito”. Da questo punto di vista, anche i centri dell’impiego non aiutano: secondo una ricerca del Cna, il 40,3% dei piccoli imprenditori intervistati cerca ancora dipendenti attraverso il passaparola. Vaccarino ha sottolineato l’importanza dello scambio tra generazioni: “la staffetta deve essere intesa veramente come un passaggio di consegne”.

ASviS strumento di supporto per i giovani. “Il concetto di giustizia intergenerazionale è per noi fondamentale”, ha concluso il convegno Pierluigi Stefanini, presidente e portavoce dell’ASviS. Stefanini ha sottolineato la disponibilità dell’ASviS a farsi strumento di supporto per la formazione di questo patto di lavoro per i giovani, svolgendo anche un ruolo di sentinella e fornendo visioni di esperti e strumenti di misurazione analitica. Stefanini ha poi concluso: “Si pensa e si ritiene che sia ora di passare ai fatti. È difficile, ma è essenziale provarci”.

di Flavio Natale

Mercoledì 06 Ottobre 2021